Scompenso cardiaco è sinonimo di insufficienza cardiaca, definizione forse quest’ultima più corretta, in linea con altre, quali ‘insufficienza renale’, ‘insufficienza epatica ‘ o ‘insufficienza respiratoria’,
Definisce la condizione terminale di molte patologie cardiache in cui, per un’aggressione a livello cardiaco da parte di un infarto, di una miocardite, di una cardiomiopatia congenita, o di un’aritmia importante – si determina una condizione nella quale il cuore non riesce più a pompare la quantità di sangue adeguata alle necessità dell’organismo.
Sul piano clinico, esistono delle scale (anche quantitative) per identificare la gravità dello scompenso. Allo stesso modo, per affrontare una problematica così sfaccettata, ci sono molte condizioni da prendere in esame.
Innanzitutto, la causa, che va rimossa. Quindi se è individuata una cardiopatia ischemica occorre andare ad agire sulle coronarie con interventi di rivascolarizzazione percutanei (angioplastica) o chirurgici (bypass coronarico); se c’è una problematica aritmica andare a correggere l’aritmia causa di scompenso con i farmaci o con l’elettricità (ablazione).
Se sono invece presenti condizioni quali cardiomiopatie congenite (genetiche) dovremo cercare di aiutare il cuore a funzionare nella maniera migliore possibile, a parità di condizione.
L’identificazione dello stato di insufficienza cardiaca del paziente ed il suo iniziale approccio non possono prescindere dall’ambiente ambulatoriale. Il cardiologo del territorio, il cardiologo ambulatoriale può e deve identificare la patologia e indirizzare poi il paziente a un centro di terzo livello, ovvero in quei centri deputati alla diagnosi e alla terapia dello scompenso cardiaco presenti negli ospedali principali – sia nel Lazio sia a livello nazionale – in grado di assistere al meglio questa specifica tipologia pazienti. Ricordiamo infatti che l’insufficienza cardiaca è una patologia cronica in cui il percorso clinico assistenziale dedicato deve incidere prevalentemente sulla qualità e sull’aspettativa di vita del paziente.
Nella fase iniziale, il medico deve essere bravo a gestire e indirizzare il paziente in base alla causa e in base al contesto clinico specifici. Quindi l’approccio iniziale, con anamnesi approfondita ed una visita completa con elettrocardiogramma ed ecocardiogramma color-Doppler sono fondamentali per inquadrare al meglio la situazione al momento della prima diagnosi.
Nella caratterizzazione dello scompenso cardiaco abbiamo due diverse condizioni: lo scompenso a frazione di eiezione ridotta e lo scompenso a frazione preservata. Situazioni nelle quali la problematica clinica si estrinseca in ambiti completamente diversi. In pratica, nel primo caso il cuore non riesce a pompare quantità di sangue adeguate perché ha una frazione di eiezione ridotta del ventricolo sinistro. Nel secondo caso, il cuore ha una normale frazione di eiezione, ma comunque non riesce a funzionare a regimi pressori intracavitari adeguati e quindi conseguentemente il paziente lamenta esattamente gli stessi sintomi: affanno, gambe gonfie, ridotta tolleranza allo sforzo.
Tutte situazioni in cui dobbiamo andare a intervenire con dei farmaci molto specifici che si differenziano in funzione del contesto clinico.
Anche le indagini relative allo scompenso si distinguono in tre differenti livelli. A livello ambulatoriale si agisce come descritto sopra con visita ECG ed ECOCARDIOGRAMMA, dopodiché ci sono esami complementari tipo la TAC coronarica, il test cardiopolmonare, l’holter ECG. L’obiettivo è sempre lo stesso: inquadrare la specifica condizione clinica e avviare il paziente al giusto percorso clinico-assistenziale anche in ambito ospedaliero, dove sarà seguito da un team interdisciplinare in cui, oltre al cardiologo clinico, avremo il nefrologo, l’internista esperto di metabolismo, il fisiatra, lo pneumologo, l’emodinamista ed il cardiochirurgo.
Tutte figure che convergono intorno al paziente con l’obiettivo di arrivare alla migliore diagnosi e cura, personalizzata, ‘tailor made’ sulle esigenze di ogni singolo paziente evitando fra l’altro anche inutili ripetizioni di esami ed onerose transumanze dei pazienti fra uno specialista e l’altro.