Attività Clinica
Aritmia/Cardiopalmo

Il cardiopalmo, che di fatto si configura come aritmia, è un sintomo molto comune nella popolazione. Spesso i pazienti riferiscono situazioni di ‘cuore in gola’ o ‘cuore accelerato’.

Avvieremo in questi casi un’indagine approfondita, prima clinica e poi strumentale, per capire di fronte a quale tipo di aritmia ci troviamo.

Possiamo dire – per semplicità – che il cuore è ‘come una macchina’: ha un impianto elettrico – che funziona per tutta la vita – che conduce l’impulso alle diverse parti del cuore in maniera assolutamente ordinata. Per anni e per decenni e che, conseguentemente, con l’avanzare dell’età, può andare incontro a usura.

Alcune patologie poi minano la sua funzionalità: infarti ed ischemie al miocardio, miocarditi ed altre infiammazioni cardiache come le pericarditi. Quindi, di fatto, l’aggressione al sistema elettrico del cuore può avere origini diverse.

È evidente che prima di tutto bisogna capire di fronte a quale aritmia ci troviamo: le forme di aritmia più comuni nella popolazione sono le extrasistole. Quando si presentano in numero esiguo, o comunque in situazioni di assoluto benessere, non devono allarmare il paziente. Avere delle rare extrasistole rientra di fatto nella normalità: il cuore non può essere regolare ‘come un orologio svizzero’ per tutta la vita, senza mai avere un battito di anticipo.

Ma se le aritmie diventano numerose, le extrasistole frequenti ad esempio minano la funzionalità regolare del cuore dando anche un vivo disconfort al paziente, e quindi dovremo trattare questa aritmia, indagandone prima la causa.

Oltre alle extrasistole ci sono aritmie comuni nella popolazione di una certa età come la fibrillazione atriale. Si tratta di un’aritmia più seria, che richiederà un approfondimento e delle terapie specifiche, valutando alcuni fattori di rischio associati, l’età avanzata, l’ipertensione, il diabete, lo scompenso. Andranno intrapresi trattamenti sia mirati all’aritmia sia anticoagulanti, che consentano di evitare il rischio maggiore dell’aritmia da fibrillazione atriale, rappresentato dall’ictus, l’ischemia cerebrale.

Parliamo di esami. Oltre alla visita, l’ECG e l’ecocardiogramma, la base per qualsiasi sintomo aritmico, per qualsiasi situazione di cardiopalmo, dovremo valutare l’esigenza di esami di secondo livello. Holter prolungati o anche uno studio elettrofisiologico, per indagare accuratamente il tipo di aritmia. Sarà necessario disporre nel team anche di un aritmologo interventista che  che possa trattare il tipo specifico di aritmia, mediante per esempio un’ablazione transcatetere o mediante una cardioversione elettrica.

Fondamentale è ribadire che l’approccio iniziale del cardiologo clinico, la visita, l’anamnesi al paziente, l’inquadramento dell’insorgenza di queste situazioni aritmiche, è indispensabile per valutare il livello di rischio per il paziente.

Se sono presenti altri sintomi, quali affanno, svenimento, dolore toracico, oltre agli esami base della visita cardiologica iniziale compresi ECG e ecocardiogramma per valutare problematiche valvolari e situazioni eventuali di affaticamento cardiaco, occorre fare anche esami di approfondimento ad esempio sulle coronarie (TAC coronarica) o fare degli holter prolungati per indagare, in un periodo più lungo, il tipo di aritmia che abbiamo di fronte.

In sintesi, quando il paziente viene da noi e ci dice “dottore ho delle palpitazioni, cardiopalmo, situazione di cuore in gola” sarà importante tranquillizzarlo e avviare le indagini che abbiamo elencato. A seguire andremo a approfondirne la situazione specifica, per aiutarlo sia a ridurre i sintomi sia a migliorare la prognosi.